domenica 23 marzo 2014

2014 03 28 - Auditorium - Albisola Superiore - A2 stato prosecuzione - casello albamare/albisola girato? La ricetta Orsi+Paita = nuovo casello Albisola


Una buona partecipazione con 105 persone presenti, argomento cui c'è molta attenzione!

Franco Orsi, incassati due no da autostrade per rifare il casello di Albisola rivolto verso ponte Pertini, Aurelia bis, ci tenta ancora con l’assessore regionale Paita e con Anas. La Paita aveva commissionato al prof. Sacile dell’università di Savona uno studio comparato della viabilità savonese, per avere indicazioni dello stato attuale, di quello con l’Aurelia bis in costruzione, e di scenari futuri che comprendessero vare ipotesi. Ad esempio l’effetto del casello Albamare, la prosecuzione a levante dell’Aurelia bis, la prosecuzione a ponente dell’Aurelia bis. 


Lo studio doveva essere consegnato il 24 febbraio 2014, ma di questo studio non c’è traccia. Abbiamo chiesto all’assessore Paita di poterlo avere in copia: nessuna risposta. C’è traccia invece del progetto di massima  commissionato dalla stessa Paita ad Infrastrutture Liguria ad inizio 2013, quindi ben prima che l’università potesse dare la sua opinione: 20 gennaio 2014. Questa dicotomia la dice lunga sull’apertura ad una qualsiasi discussione. 

Torniamo al progetto che prevede una prosecuzione dell’Aurelia bis dal ponte Pertini fino al centro degli svincoli dell’attuale casello di Albisola, che dovrà necessariamente essere spostato. Il nuovo casello di Albisola è stato disegnato su quel prato di circa 600 metri di lunghezza a fianco del Sansobbia, e compreso tra l’autostrada ed il ponte Pertini, e quindi sta a fianco alla bretella dell’Aurelia bis lungo il fiume. Sarà connesso con questa  a metà del prato, e quindi al ponte Pertini, per poi proseguire verso Savona. 

La situazione attuale prevede che l’uscita sia obbligatoriamente in corso Ricci. L’uscita intermedia di Margonara, parole del sindaco Orsi, sarà costruita contestualmente durante il ciclo di vita di questo cantiere. Il vicesindaco di Savona Di Tullio aveva dichiarato il 25 marzo 2014 che “bisognerà trovare i soldi” e si parla di almeno 30 milioni, l’assessore Paita il giorno dopo che ci sono i 12 milioni per l’adattamento della galleria ad ospitare le corsie di accelerazione decelerazione. Secondo Orsi invece i soldi ci sono già tutti, perché facendo risparmi vari e sfruttando il ribasso d’asta del 32% (ma quale ribasso ora?) quei 30 milioni mancanti sarebbero solo 17, e poi rintracciabili da Anas! Giochi contabili basati su dichiarazioni ma su cui non esistono documenti concreti. 

La fattibilità del nuovo casello di Albisola e della prosecuzione dell’Aurelia bis da ponte Pertini fino al tracciato autostradale ed a corso Mazzini è vincolata dalla realizzazione di un canale scolmatore del rio Basco, dall’area di Carabigi fino al ponte Pertini. Questo scolmatore è necessario per mitigare le imposizioni del piano di bacino, altrimenti tutti i passaggi su ponte dovrebbero essere molto alti. Il costo del nuovo casello e del canale scolmatore (circa 48 milioni) secondo Orsi sarebbero facilmente finanziabili  in quanto prosecuzione di un’opera di cui il primo stralcio è già in cantiere. 

Ma che cosa c’entri il finanziamento di un canale scolmatore ed un nuovo casello con l’Aurelia bis è un punto critico, che può avere una risposta in quanto l’arteria conosciuta come Aurelia bis è stata finanziata come connessione tra l’hub portuale e le autostrade! Che torni di moda anche la connessione porto Aurelia bis attraverso corso Colombo, corso Viglienzoni e corso Ricci? Ebbene è il terzo punto di una oscura storia savonese: documento inseriti nel PUC descriventi il progetto e di cui si nega la volontà “politica” di realizzazione. 

Ma le volontà politica sono parole, i documenti nel PUC “restano” a testimonianza futura di un progetto. E veniamo all’affermazione del PUMT Savona 2010 che il casello di Albisola è il casello elettivo di Savona. Orsi invece di rigettare questo vincolo improprio che il Comune di Savona getta su Albisola, lo sposa in proprio ed in toto, proponendo questa realizzazione di un nuovo casello di Albisola. 


Il percorso che i veicoli diretti a Savona farebbero sull’attuale autostrada sarebbe di 700 metri e sarebbe percorso alla velocità imposta di 80 km/h con un filo di gas. Il percorso che gli stessi veicoli farebbero uscendo dal casello di Albisola nuovo fino all’imboccatura della galleria Aurelia bis per Savona è di 1886 metri e richiederebbe 4 fermate al casello ed alle tre rotatorie, con un maggior consumo ed inquinamento pari a 15,7 volte (conti secondo Quality Alliance Eco Drive) rispetto al percorso sull’autostrada attuale. 

Ma in più, sempre secondo Orsi, anche un consistente traffico addizionale dal casello di Savona-Vado per l’ospedale ed il porto. Quindi non inquinamento di 15,7 volte in più, ma di più ancora. La regione ed Orsi sono andati ad occhi chiusi su questa ipotesi? Nessuno studio sui flussi di traffico? Nessuna alternativa considerata? Nessun rispetto per un’area albisolese che sarebbe aggravata di traffico e rumore ed inquinamento, proprio nel centro della vallata, e che sarebbe molto meglio adibire a parco, a maneggio, a passeggiata, ad attività per il turismo e lo svago. 

Albamare risolverebbe meglio: lo riconosce Orsi: ma perché allora persegue questa linea? Minor impatto ambientale. Anche i costi dovrebbero essere tenuti in considerazione: il casello Albamare si paga da se col ricavo dei maggiori transiti, il casello nuovo di Albisola, il canale scolmatore, l’uscita Margonara costano 90 milioni. Ma si sà: paga pantalone!



2014 03 01 - lastampa - il canale taglia in due la nostra proprietà


2014 02 18 - il secolo - casello la posizione di Autostrade - smentito Orsi


2014 03 20 - la stampa - franco orsi - i lavori al casello ed il rischio alluvione


2014 02 18 - il secolo - Albamare - il parere dell'ex sindaco


2014 02 18 - la stampa - il traffico dell autostrada soffoca Albisola Superiore


2014 02 21 - il secolo - i camion si incastrano nella rotatoria di capo torre


2014 03 18 - BeBreMi in fase di ultimazione - autostrada “pagata” dai pedaggi


2014 03 19 - al volante - la BeBreMi in fase di lancio - pronta il 1 luglio


2014 02 19 - il secolo - e forzano si è messo al lavoro per il sottopasso alla torretta


2014 03 20 - CCA - al sindaco di savona e tutti i consiglieri - sottopasso torretta


2014 03 20 - il secolo - forzano - albamare - torretta un sottopasso contro l'imbuto del traffico


2014 03 23 - CCA - il progetto sottopasso torretta

Sottopasso pedonale Piazza Leon Pancaldo Savona
Bozza        13 febbraio 2014
Rendering    17 marzo 2014

Riferimento alla normativa su dimensionamento e pendenza di una rampa pedonale

Riferimenti normativi per la realizzazione di rampe pedonali accessibili:
Decreto Ministeriale - Ministero dei Lavori Pubblici 14 giugno 1989, n. 236.

Alcuni punti:
…………….
Art. 4 - Criteri di progettazione per l’accessibilità

4.1.10 Scale
1) la larghezza delle rampe e dei pianerottoli deve permettere il passaggio contemporaneo di due persone ed il passaggio orizzontale di una barella con una inclinazione massima del 15% lungo l’asse longitudinale;

4.1.11 Rampe
La pendenza di una rampa va definita in rapporto alla capacità di una persona su sedia a ruote di superarla e di percorrerla senza affaticamento anche in relazione alla lunghezza della stessa. Si devono interporre ripiani orizzontali di riposo per rampe particolarmente lunghe. Valgono in generale per le rampe accorgimenti analoghi a quelli definiti per le scale.
(Per le specifiche vedi 8.1.10 e 8.1.11).
…………..
Art. 8 - Specifiche funzionali e dimensionali
8.1.11 Rampe
Non viene considerato accessibile il superamento di un dislivello superiore a 3,20 m ottenuto esclusivamente mediante rampe inclinate poste in successione.
La larghezza minima di una rampa deve essere:
- di 0,90 m. per consentire il transito di una persona su sedia a ruote;
- di 1,50 m per consentire l’incrocio di due persone.
Ogni 10 m di lunghezza ed in presenza di interruzioni mediante porte, la rampa deve prevedere un ripiano orizzontale di dimensioni minime pari a 1,50 x 1,50 m, ovvero 1,40 x 1,70 m in senso trasversale e 1,70 m in senso longitudinale al verso di marcia, oltre l’ingombro di apertura di eventuali porte.
Qualora al lato della rampa sia presente un parapetto non piano, la rampa deve avere un cordolo di almeno 10 cm di altezza.
La pendenza delle rampe non deve superare l’8%.
Sono ammesse pendenze superiori, nei casi di adeguamento, rapportate allo sviluppo lineare effettivo della rampa.
In tal caso il rapporto tra la pendenza e la lunghezza deve essere comunque di valore inferiore rispetto a quelli individuati dalla linea di interpolazione del seguente grafico.


Secondo la tabella con lunghezza di rampa di 5 metri si può raggiungere una pendenza di rampa del 10,5 %, mentre con rampe da 6 metri si possono raggiungere pendenze del 9%.
………………..

Nel caso di sottopassaggi pedonali l’altezza libera non deve essere inferiore a m. 2,50.


Dimensionamento e pendenza della rampa pedonale piazza Leon Pancaldo

Uno dei vincoli da considerare è il livello pedonale del sottopasso di via Gramsci: se consideriamo lo spessore del tetto del sottopasso di 0,50 metri significa che è necessario, dovendo avere una altezza utile nel sottopasso di 2,50 metri, raggiungere un livello di -3,00 metri rispetto al livello della strada ovvero il punto di partenza.

Questa quota potrebbe essere modificata aumentando il livello stradale ad esempio di 0,50 metri, quota facilmente raggiungibile in quanto l’angolo tra piazza Leon Pancaldo e via Gramsci è più basso della piazza, e questo leggero innalzamento permetterebbe di dover scendere di 2,5 metri invece che di 3,0 metri, con un beneficio sulla pendenza delle rampe.

Consideriamo una pendenza max dell’ 8%, ed uno sviluppo max. per rampa (in proiezione orizzontale) di 10 metri. E ricordiamo che rampe più lunghe vanno spezzate con un pianerottolo di riposo largo quanto la rampa stessa, profondo almeno quanto la larghezza netta della rampa e comunque non meno profondo di 1,50 metri.
Scendere di 3 metri all’8% significa avere una rampa netta di 37,5 metri, cui vanno aggiunti 3 pianerottoli di riposo, che per una rampa larga 2 metri (larghezza che consente anche l’incrocio di due persone su sedia a rotelle) sono di 2 metri di lunghezza ciascuno.

Pertanto la lunghezza totale necessaria è di 45,5 metri.

Lunghezza notevole, che impone una partenza da via Paleocapa, via che è ad un livello di circa un metro in più rispetto all’area dell’attraversamento, e pertanto impone una rampa ancora più lunga.

Una tale soluzione è impraticabile anche perché “dividerebbe” fisicamente la parte destra della via da quella di sinistra.

Tale dislivello potrebbe anche essere superato da una scala: utilizzando scalini da 17 cm di alzata per 30 di profondità, occorrono 18 scalini, ovvero due rampe da 9 scalini ciascuna, con dimensioni 2 metri di larghezza e 2,40 metri di lunghezza per rampa più un pianerottolo di riposo di 2 * 2 metri intermedio ed un’altro pianerottolo in fondo, per una lunghezza totale di 8,8 metri.

Ma una soluzione a scalini appare datata e poco appetibile.


Meglio una proposta con rampa, che se anche un po’ più pendente dell’8% sia comunque appetibile anche per mamme con passeggino, per disabili e per persone con bagaglio: in discesa sicuramente, in salita persone un po’ più energiche non dovrebbero avere problemi, ma in ogni caso è bene inserire anche un elevatore con pareti trasparenti in modo da non creare problemi né di claustrofobia né di sicurezza.


 Sottopasso Leon Pancaldo – la proposta





L’area su cui è proposto il sottopasso è un’area utilizzata per il parcheggio di poche moto, fuori da traiettorie auto

Sottopasso Leon Pancaldo – non disturba uscita via Paleocapa

nell’ipotesi che via Paleocapa dovesse avere un flusso d’auto in uscita,
il sottopasso non disturberebbe questa ipotesi in quanto è contenuto in uno spazio limitato al di fuori del marciapiedi e comunque all’interno dell’area di parcheggio

Paolo Badano, savonese esperto di problemi di mobilità disabili

Impresario edile ha avuto un incidente che lo costringe in carrozzina. Ha voluto migliorare la sua “mobilità” inventando Genny, che poi lo ha trasformato in industriale: oggi ha un mestiere in più, inventa e produce dispositivi innovativi per la mobilità dei disabili.

Per questo gira mezzo mondo: ho chiesto a lui un parere. 

Paolo Badano suggerisce un piccolo elevatore:

Paolo Badano a Verona sull’elevatore che conduce ai bagni pubblici a pagamento in piazza Bra: una installazione piccola ma “quanto basta” a trasportare velocemente un disabile ed il suo accompagnatore.

Ecco la realizzazione:

Vista dall’alto
Principali misure: